Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. (Sal 17,15)
אֲנִ֗י בְּ֭צֶדֶק אֶחֱזֶ֣ה פָנֶ֑יךָ אֶשְׂבְּעָ֥ה בְ֝הָקִ֗יץ תְּמוּנָתֶֽךָ׃
Ego autem in iustitia apparebo conspectui tuo: satiabor cum apparuerit gloria tua.
Saziarsi (שָׂבַע śābaʽ), in ebraico questo verbo può significare anche rimpinzarsi, essere sazio, colmo, soddisfare l’appetito, nutrire. Questo verbo compare nel Salmo responsoriale della liturgia odierna, accompagnato da altri verbi molto significativi: “Io nella giustizia contemplerò il Tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza” (Sal 17,15).
L’esperienza umana comune è la insaziabilità nella vita. Siamo costantemente alla ricerca di qualcosa, stiamo andando da qualche parte, la nostra vita è un continuo divenire nella ricerca della realizzazione dei nostri sogni e obiettivi. La mancata consapevolezza di essere insaziabili ci spinge a perseguire ciò che pensiamo soddisferà il nostro desiderio della pienezza. Anche nella relazione con Dio, la sua presenza ci sfugge. Malgrado noi cerchiamo di vivere consapevolmente il rapporto con Lui, Lo cerchiamo e vogliamo conoscerLo, ci scopriamo i “figli di questo mondo”. Le questioni di questo mondo assorbono la nostra attenzione e ci distraggono in maniera tale che l’incontro con Dio e la vita con Lui si spostano al secondo piano.
Il racconto del martirio di sette fratelli, nella prima lettura odierna del Libro dei Maccabei (2 Mac 7), mostra la fede viva di una madre e dei suoi figli nella vita eterna e la speranza di una risurrezione alla vita. Allo stesso modo, nel vangelo di oggi (Lc 20,27-38), il Signore Gesù, rispondendo alla domanda spinosa dei sadducei sulla sorte della donna che in questa vita fu moglie di sette fratelli: “nella risurrezione, di chi sarà moglie?”, parla della vita futura dei figli di Dio e partecipi della risurrezione, che non si sposeranno, perché non potranno più morire e che la loro vita sarà riempita con la pienezza della vita in Dio che “non è un Dio dei morti ma dei vivi”, “perché tutti vivono per Lui” (v. 38).
In questo contesto appare interessante l’esperienza del Salmista che afferma: “Io nella giustizia contemplerò il Tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza” (Sal 17,15). Secondo molti esegeti, l’esperienza del Salmista è legata alla preghiera liturgica. Questa esperienza può diventare anche la nostra? Sì, ma è necessario il risveglio, lo scuotersi, l’uscire dal letargo in cui ci tengono le cose di questo mondo e rendersi conto della Presenza di Dio, perché la nostra vita diventi sazia di pienezza e in un batter d’occhio anche noi, come il Salmista, potremo dire: “Al risveglio, mi sazierò della Tua presenza” (v. 15).
