Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. (Is 2,3)
וְֽהָלְכ֞וּ עַמִּ֣ים רַבִּ֗ים וְאָמְרוּ֙ לְכ֣וּ ׀ וְנַעֲלֶ֣ה אֶל־הַר־יְהוָ֗ה אֶל־בֵּית֙ אֱלֹהֵ֣י יַעֲקֹ֔ב וְיֹרֵ֨נוּ֙ מִדְּרָכָ֔יו וְנֵלְכָ֖ה בְּאֹרְחֹתָ֑יו כִּ֤י מִצִּיּוֹן֙ תֵּצֵ֣א תוֹרָ֔ה וּדְבַר־יְהוָ֖המִירוּשָׁלִָֽם׃
Et ibunt populi multi et dicent: “Venite, et ascendamus ad montem Domini, ad domum Dei Iacob, ut doceat nos vias suas, et ambulemus in semitis eius ”; quia de Sion exibit lex, et verbum Domini de Ierusalem.
Insegnare (ירה jārâ), in ebraico deriva dalla radice jrh, che ha tre diversi significati. Il primo è “scagliare”, “lanciare”, “tirare” “gettare”, mentre il terzo appare nella coniugazione hifil e significa “indicare”, “insegnare”, “istruire”. Va notato che è da questo verbo che deriva il sostantivo תּוֹרָה (Ṯôrâ), che significa “istruzione”, “sentenza”, “legge”.
Nella lettura odierna del Libro del profeta Isaia (Is 2, 1-5), il profeta dice che alla fine dei tempi il tempio del Signore «starà saldo sulla cima dei monti» e vi si recheranno tutte le nazioni cercando la direzione, come camminare nei sentieri del Signore. La presenza di Dio nel tempio di Gerusalemme, in cui credevano gli ebrei, sarebbe diventata un punto di riferimento per tutte le nazioni e una sorta di centro universale. Ci sarà pace e ordine dice il profeta: “nazione contro nazione non alzerà la spada” e nessuno sarà addestrato all’arte della guerra. Dobbiamo ammettere, tuttavia, che il mondo descritto dal profeta Isaia è un mondo che noi umani non conosciamo. Guerre, rapine, competizione e tutta la violenza sono il nostro pane quotidiano, eppure tutti noi desideriamo profondamente il mondo che il profeta predice. Questo mondo noi non conosciamo, ma c’era già. Il mondo senza violenza e competizione, in cui tutto esisteva nella più profonda armonia, era il mondo creato da Dio, di cui leggiamo nel primo capitolo della Genesi. Tutti guardiamo il nostro mondo crollare e finire.
Nei Vangeli, il Signore Gesù invoca la figura di Noè, che costruisce un’arca che diventerà lo strumento per salvare la vita e primizia del mondo nuovo dopo il diluvio. Ma perché Noè costruì un’arca? Era così prudente? La Scrittura dice che era un uomo giusto, perché faceva ciò che era giusto fare, ossia ha fatto quello che Dio gli aveva detto di fare. Così fu fedele alla parola del Signore e costruì l’arca nel tempo di siccità prima del diluvio. Potrebbe essere stato difficile capire lo scopo di un’impresa del genere, ma quando il Diluvio colpì, l’arca era pronta…
Allo stesso modo, anche noi siamo invitati dal Signor di agire ora, ma come? Lo afferma chiaramente Isaia: “Venite, saliamo al monte del Signore… ci insegni (ירה jārâ) le sue vie…”.
