Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. (Is 11,1)
וְיָצָ֥א חֹ֖טֶר מִגֵּ֣זַע יִשָׁ֑י וְנֵ֖צֶר מִשָּׁרָשָׁ֥יו יִפְרֶֽה׃
Et egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice ejus ascendet.
Radice (שֹׁרֶשׁ šoreš), questo sostantivo indica la radice naturale di un albero o di altra pianta. In senso figurato può anche significare “la base di una montagna”, “il fondamento di qualche struttura o di una città”, “discendenza” e la “stabilità” o anche “la causa di qualcosa”. I verbi derivati dalla stessa radice šrš, parlano dell’azione di “radicare” o del suo contrario “sradicare”.
Nella prima lettura di oggi (Is 11,1-10), Isaia annuncia il rinnovamento della stirpe di Davide usando la metafora di un ramo che cresce dalla radice che è Iesse, il padre del re Davide. Attraverso l’immagine della radice, il profeta mostra che anche se questo albero è stato distrutto e rimane solo la radice, il Signore ha il potere di far spuntare da questa radice un nuovo germoglio, un nuovo discendente, su cui riposerà lo Spirito del Signore, e quindi porterà alla giustizia e alla pace universale. Questa “radice” diventerà inoltre un punto di riferimento per tutte le nazioni (cf. v. 10).
Nel Vangelo l’autore presenta Giovanni Battista che chiama alla conversione perché, come dice, “il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,1-12). Con le stesse parole inizierà la sua opera Gesù, il quale, saputo dell’arresto di Giovanni Battista, lascerà Nazaret e si trasferirà a Cafarnao, proclamando: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (cf. Mt 4,12-17).
Nell’insegnamento di Giovanni appare anche l’immagine della “radice” alla quale “è già posta la scure”. Questa immagine parla dell’urgente necessità di prendere una decisione rapidissima. Qual è la decisione? Certo, la risposta è sempre la stessa chiamata di Gesù e del suo predecessore Giovanni: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”.
In preda al panico, perché non c’è tempo per ritardare, forse non sappiamo da dove cominciare. Una cosa è certa che, anche se l’albero della nostra vita con Dio è stato appannato oppure distrutto così che rimane solo una piccola “radice”, non è una situazione senza speranza o senza uscita. Una cosa certamente la possiamo fare: “preparare la strada”, ossia aprirsi ed accogliere Colui che ha il potere di far spuntare, anche dal piccolo resto della radice, un germoglio: una vita nuova, bella e stabile, perché la vita di Dio dentro di noi.
