Vedere (רָאָה rāʼâ)

Fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. (Is 35,2)

פָּרֹחַ תִּפְרַח וְתָגֵל אַף גִּילַת וְרַנֵּן כְּבוֹד הַלְּבָנוֹן נִתַּן־לָהּ הֲדַר הַכַּרְמֶל וְהַשָּׁרוֹן הֵמָּה יִרְאוּ כְבוֹד־יְהוָה הֲדַר אֱלֹהֵֽינוּ׃ ס

Germinet et exsultet laetabunda et laudans. Gloria Libani data est ei, decor Carmeli et Saron; ipsi videbunt gloriam Domini, maiestatem Dei nostri.

Vedere (רָאָה rāʼâ), questo verbo in ebraico deriva dalla radice rʼh e ha molti sinonimi che esprimono la percezione della realtà attraverso la capacità di vedere. רָאָה (rāʼâ) in ebraico significa anche “guardare”, “esaminare”, “osservare”, “percepire”, “scorgere”, “sperimentare”, “far caso”, “conoscere”. A differenza di altri verbi di percezione vedendo, רָאָה(rāʼâ) descrive il processo di vedere, dove l’esperienza sensoriale e la percezione sono un’unica cosa. cosa. L’uomo vede quello che guarda e ha questa percezione. È interessante, però, che la riflessione che avviene nell’atto stesso della percezione sia la consapevolezza, per cui il verbo רָאָה (rāʼâ) è sinonimo del verbo יָדַע (jādaʽ) “conoscere”. Infatti, l’occhio guarda ciò che è in verità.

Il profeta Isaia, nella prima lettura di oggi, prefigura il ritorno degli israeliti dall’esilio babilonese a Sion. Gli esuli, come gli israeliti liberati dalla schiavitù di Egitto, attraverseranno il deserto, la “terra arida” dove non cresce nulla. Tuttavia, questo deserto si trasformerà per loro in un giardino pieno di vita. In questo deserto, dice il profeta, sperimenteranno la presenza di Dio: “Vedranno (רָאָה rāʼâ) la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio” (Is 35,2). Si può dire che gli esuli “scorgeranno” l’intervento di Dio, che li farà uscire dalla Babilonia e li condurrà a Gerusalemme, pieni di felicità. In questo senso, “i ciechi vedranno e gli orecchi dei sordi si apriranno” (v. 10). 

Nel Vangelo di oggi (Mt 11,2-11), Gesù risponde ai dubbi di Giovanni: “Dite a Giovanni quello che sentite e vedete” che i ciechi riacquistino la vista, gli zoppi camminino, ecc. Anche Giovanni Battista ha bisogno di “riacquistare” la vista per scorgere nell’attività di Gesù i segni del compimento delle profezie messianiche. Interessanti anche le domande di Gesù alla folla su Giovanni, nelle quali ritorna il verbo “vedere”: “Che cosa siete usciti a vedere nel deserto? … Che cosa siete andati a vedere? Un profeta?…” (vv.8-9). 

La realtà è tuttavia spesso complessa, allora il nostro sguardo si ferma alla superficie della realtà e ci lasciamo illudere dalle apparenze. Ci vuole davvero lo sguardo di fede per vedere (רָאָה rāʼâ), anche nel mondo che sembra un deserto difficile da attraversare, “la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio” (Is 35,2) e sperimentare La sua protezione e gioia perenne (Is 35,10).

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