Spirito (רוּחַ rûaḥ)

Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. (Iz 42,1)

הֵ֤ן עַבְדִּי֙ אֶתְמָךְ־בֹּ֔ו בְּחִירִ֖י רָצְתָ֣ה נַפְשִׁ֑י נָתַ֤תִּי רוּחִי֙ עָלָ֔יו מִשְׁפָּ֖ט לַגּוֹיִ֥ם יוֹצִֽיא׃ 

Ecce servus meus, suscipiam eum: electus meus, complacuit sibi in illo anima mea: dedi spiritum meum super eum, iudicium Gentibus proferet.

Spirito (רוּחַ rûaḥ) – significa l’atto di “soffiare” o “respirare”. Di conseguenza, può significare un respiro come segno di vita e di forza di vita: qualcuno può respirare, può anche prendere fiato, cioè essere sollevato. Non puoi toccare lo Spirito, puoi “ascoltare la sua voce” o “sentire la sua presenza”, ma non sai “da dove viene e dove va” (Gv 3,8). Agisce sempre attraverso una persona, prendendone possesso e trasformandola. Rûaḥ può anche essere un’espressione della coscienza umana, che a volte è sopraffatta da una forza esterna. Nell’Antico Testamento, lo Spirito di Dio non si rivela ancora come persona, ma come forza di Dio, capace di trasformare una persona e di renderla capace di fare cose straordinarie. Il suo scopo è quello di rafforzare il popolo d’Israele nella sua vocazione, in modo che possa diventare partner nella sua relazione con Dio. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, questo è un importante termine teologico ed è usato in modi diversi in diversi testi ed epoche.

Nella prima lettura di oggi, tratta dal Libro del profeta Isaia (Isaia 42,1-7), leggiamo dell’eletto Servo del Signore, nel quale si è compiaciuto, e su di lui si è posato lo Spirito del Signore, perché diventasse “un patto per gli uomini, una luce per le nazioni”. Le azioni del Servo del Signore saranno caratterizzate dall’amore e dalla misericordia: “non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà un lucignolo appena fumante… e le isole attendono la sua istruzione”. 

Questa parola del profeta Isaia si realizza pienamente nella persona di Gesù, di cui profetizzò anche Giovanni il Battista, dicendo che dopo di lui verrà uno che è più forte di lui e che battezzerà con lo Spirito (Mt 3,11). Al battesimo di Gesù nel Giordano avviene, però, una duplice rivelazione: lo Spirito di Dio discende su di lui e viene rivelata la sua identità di Figlio di Dio, nel quale Dio si compiace. In Gesù, anche noi diventiamo figli e figlie di Dio, perciò le parole che Egli sente uscendo dalle acque del Giordano oggi possono risuonare anche per noi: tu sei il mio figlio prediletto, sei la mia figlia prediletta, in te mi sono ben compiaciuto! 

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