Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. (Sal 16,9-10)
לָכֵן שָׂמַח לִבִּי וַיָּגֶל כְּבוֹדִי אַף־בְּשָׂרִי יִשְׁכֹּן לָבֶֽטַח כִּי לֹא־תַעֲזֹב נַפְשִׁי לִשְׁאוֹל לֹֽא־תִתֵּן חֲסִידְךָ לִרְאוֹת שָֽׁחַת׃
Propter hoc laetatum est cor meum, et exsultaverunt praecordia mea; insuper et caro mea requiescet in spe.
Quoniam non derelinques animam meam in inferno nec dabis sanctum tuum videre corruptionem.
Tomba (שַׁחַת šaḥaṯ), questo sostantivo in ebraico significa anche “fossa”, “trappola”, “mondo dei morti”, “distruzione”, “annientamento”. Il verbo derivato da questa radice significa “distruggere”, “annientare”. La parola שַׁחַת (šaḥaṯ) indica la “fossa” in cui viene catturato l’animale selvatico. Nella Bibbia, la parola è usata più spesso metaforicamente e si riferisce all’esperienza umana del fallimento, all’immagine di qualcuno che scava una buca sotto qualcuno ma poi ci cade dentro lui stesso, all’immagine di una trappola in cui qualcuno si è trovato. La parola שַׁחַת (šaḥaṯ), come “un fossato” da cui non c’è uscita, è un’immagine della “tomba” e dello “sheol”.
Questo è il significato della parola ebraica שַׁחַת (šaḥaṯ) nell’odierno Salmo responsoriale (Sal 16,9-10): “Per questo si rallegra il mio cuore ed esulta la mia anima, e il mio corpo riposerà al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi e non lascerai che il tuo fedele veda la fossa.” Letteralmente: “Non permetterai al tuo giusto (חֲסִידְךָ ḥǎsîdkā) rimanere nella tomba”. È questo Salmo citato da S. Pietro nel suo discorso del giorno di Pentecoste, quando parla della risurrezione di Gesù, che Dio ha risuscitato, rompendo i legami della morte, perché era impossibile per Lui esserne dominato, secondo la profezia di Davide: “Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra non posso vacillare…, il mio corpo riposerà al sicuro, perché Tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il Tuo Santo subisca la corruzione (שַׁחַת šaḥaṯ).
Nel Vangelo di oggi (Lc 24,13-35), Gesù risorto incontra i discepoli in cammino verso Emmaus e chiede loro di cosa parlano lungo il cammino. Allora i discepoli, non sospettando di parlare con lo stesso Risorto, gli raccontano ciò che era accaduto a Gerusalemme, che i capi del popolo Lo avevano ucciso e crocifisso, e invece loro si aspettavano che fosse Lui a liberare Israele. Inoltre, sono rimasti sconvolti da alcune donne che si sono recate al sepolcro al mattino e hanno trovato la tomba vuota e hanno avuto una visione di angeli che affermavano che Egli era vivo.
È proprio il “sepolcro vuoto” di Gesù che è il segno della sua risurrezione e ci apre la via per risorgere dalla tomba nella nostra risurrezione. In senso figurato, la parola שַׁחַת (šaḥaṯ) compare molte volte nella nostra vita quotidiana, disseminata di “insidie” e “fosse” che introducono situazioni gravi nella nostra vita. È da tali situazioni che il Signore ha il potere di liberarci, condurci fuori e, come aggiunge il Salmista, indicarci il cammino della vita e donarci la gioia piena al Suo fianco.
