Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità (Sal 103,3)
הַסֹּלֵ֥חַ לְכָל־עֲוֹנֵ֑כִי הָ֝רֹפֵ֗א לְכָל־תַּחֲלֻאָֽיְכִי׃
Qui propitiatur omnibus iniquitatibus tuis, qui sanat omnes infirmitates tuas
Medico (רֹפֵא rōfē’), in ebraico è il participio attivo del verbo “curare o guarire” (rf’), che significa anche “salvare”, “guarire”. Il significato letterale del participio è quindi “curante”, “guarente”.
Nell’odierno Salmo responsoriale (Sal 103), il salmista benedice il Signore, perché Egli «perdona tutti i tuoi peccati e guarisce (רֹפֵא rōfē’) tutte le tue malattie» (v. 3). Il verbo “guarisce”, nell’originale ebraico, come sappiamo, significa “medico”. Lui, Dio è il tuo “medico”, il tuo “curante”. Proprio in questo modo Dio parla di sé a Israele dopo l’attraversata del Mar Rosso, nella notte di Pasqua: «Io sono il Signore, tuo medico (rōfē’)», Es 15,26. È importante notare che nel Salmo 103, l’azione di Dio è descritta attraverso i due participi “perdonante” (sōlēah) e “guarente” (rōfē’). La connessione tra queste due attività indica dipendenza reciproca, il che significa che senza perdono non c’è guarigione.
Un approccio simile è presentato nel Siracide della prima lettura (Sir 27,30-28,7). L’autore non solo collega il perdono di Dio dei nostri peccati con il nostro perdono agli altri che ci hanno offesi, ma dice anche: “Chi conserva l’ira contro un altro uomo, come può cercare la guarigione dal Signore?” Ognuno di noi desidera la guarigione spirituale e fisica, ma per accettare tale guarigione occorre la disponibilità a perdonare, cioè a sanare il rapporto con l’altra persona.
Allo stesso modo Gesù nel Vangelo (Mt 18) alla domanda dell’impaziente Pietro: “Signore, quante volte devo perdonare, sette?”, come per dire “ci sono i limiti alla santa pazienza?”, Gesù risponde: “Non ti dico sette volte, ma settanta volte sette”, che significa “sempre”. Perdonando gli altri, ci liberiamo dal risentimento e dalla rabbia che spesso ci distruggono dal di dentro. Il perdono è una forma di guarigione che Dio, il nostro רֹפֵא (rōfē’) – “medico”, opera in noi.
