Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu riposerai con i tuoi padri, allora io farò sorgere dopo di te il tuo discendente che uscirà da te, e renderò stabile il suo regno. (2Sam 7,12)
כִּי יִמְלְאוּ יָמֶיךָ וְשָׁכַבְתָּ אֶת־אֲבֹתֶיךָ וַהֲקִימֹתִיאֶת־זַרְעֲךָ אַחֲרֶיךָ אֲשֶׁר יֵצֵא מִמֵּעֶיךָ וַהֲכִינֹתִי אֶת־מַמְלַכְתּוֹ׃
Cumque completi fuerint dies tui, et dormieris cum patribus tuis, suscitabo semen tuum post te, quod egredietur de visceribus tuis; et firmabo regnum eius.
Stabilire (כּון kûn), questo verbo in ebraico contiene tutti i semi connessi a collocazione, fermezza, stabilità, durata. Usato come participio significa “verità, ciò che è degno di fiducia”. Spesso il soggetto del verbo כּון (kûn) è YHWH, il che significa che il verbo esprime un’azione molto efficace, definitiva.
Nella prima lettura di oggi (2 Sam 7), il profeta Natan riceve un messaggio per il re Davide, che voleva costruire una casa al Signore, cioè un tempio a Gerusalemme. Nel messaggio, Dio pone a Davide una domanda interessante, e la risposta, fornita dal Signore stesso, non solo è sorprendente, ma davvero divina: “Mi costruirai una casa in cui abitare?” Rispondendosi, Dio racconta cosa ha operato nella vita di Davide e conclude affermando che Lui stesso costruirà una “casa” per Davide. Vale la pena notare che in questo contesto ebraico “casa” può indicare anche “dinastia”: “Io susciterò dopo di te la tua discendenza, che uscirà dalle tue viscere, e stabilirò (כּון kûn) il suo regno”. Allora Dio conferma ancora una volta la sua promessa: “Il tuo trono sarà stabilito (כּון kûn) per sempre”. Il salmo responsoriale (Sal 89) loda la potenza della grazia di Dio e la perennità della sua fedeltà: “la tua grazia è stabile in eterno; tu hai reso stabile (כּון kûn) la tua fedeltà nei cieli. Renderò stabile la tua discendenza per sempre e stabilirò il tuo trono per tutte le generazioni”. La conclusione è ovvia che, poiché Dio, la Sua grazia e la Sua azione sono permanenti, Egli può perpetuare per sempre la dinastia davidica.
Questo è esattamente ciò che dice San Paolo nella Lettera ai Romani: “A Colui che può confermarvi secondo il vangelo… a Lui sia la gloria nei secoli dei secoli” (Rm 16,25). Similmente, nella scena dell’Annunciazione, l’angelo Gabriele dice del figlio che Maria sta per concepire, che il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Spesso, nelle nostre buone azioni, nel sincero e forte impegno, coltiviamo una convinzione, più o meno consapevole, della durabilità delle nostre opere. A volte, però, ci scontriamo con la realtà che mette a nudo la debolezza e l’instabilità delle conseguenze/effetti delle nostre azioni umane. Allora possiamo sperimentare il “paradosso” che è il Signore a conferire effetti durevoli alle nostre azioni e che è nella nostra debolezza, nelle nostre azioni umane, che si rivela la sua potenza, il cui segno è il bambino di Betlemme.
