Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. (Sal 90,12)
לִמְנֹ֣ות יָ֭מֵינוּ כֵּ֣ן הוֹדַ֑ע וְ֝נָבִ֗א לְבַ֣ב חָכְמָֽה׃
ἐξαριθμήσασθαι τὴν δεξιάν σου οὕτως γνώρισον καὶ τοὺς πεπεδημένους τῇ καρδίᾳ ἐν σοφίᾳ.
Dinumerare dies nostros sic doce nos, ut inducamus cor ad sapientiam.
Contare (מָנָה mānāh) è il significato basilare del verbo mānāh in ebraico. Non si tratta però di “mero” conto, ma di contare per uno scopo determinato. Il verbo significa anche “tenere conto di qualcosa…” e di “disporre di qualcosa”.
Nel Salmo responsoriale di oggi (Sal 90,12), il salmista chiede al Signore: “insegnaci a contare (מָנָה mānāh) i nostri giorni e raggiungeremo la sapienza del cuore” (לְבַ֣ב חָכְמָֽה), letteralmente “il cuore della sapienza”. Saper “contare i giorni” significa in questo caso “tenere conto” della caducità della vita. Un simile sguardo alla realtà nella nuda verità è una manifestazione di saggezza. Perciò, nella prima lettura, l’autore confessa di aver pregato e di aver ricevuto l’intelligenza, di aver invocato e di aver ricevuto in aiuto lo spirito della Sapienza – πνεῦμα σοφίας (Sap 7,7), perciò ha potuto vedere nella sapienza un valore maggiore che nel potere e nella ricchezza.
L’opposto è il ricco evangelico che non ha saputo fare la scelta giusta, perché, concentrato sulle sue ricchezze, non ha riconosciuto l’inestimabile amore di Dio nello sguardo penetrante di Gesù. Anche oggi, nelle faccende quotidiane, la saggezza è la capacità di guardare con attenzione la realtà e di saper “contare” (מָנָה mānāh) i nostri giorni, cioè scoprire i veri valori per poter scegliere saggiamente.
