Cercare (בקשׁ bāqaš)

Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore. (Sof 2,3)

בַּקְּשׁ֤וּ אֶת־יְהוָה֙ כָּל־עַנְוֵ֣י הָאָ֔רֶץ אֲשֶׁ֥ר מִשְׁפָּטֹ֖ו פָּעָ֑לוּ בַּקְּשׁוּ־צֶ֨דֶק֙ בַּקְּשׁ֣וּ עֲנָוָ֔ה אוּלַי֙ תִּסָּ֣תְר֔וּ בְּיֹ֖ום אַף־יְהוָֽה׃ 

Quærite Dominum omnes mansueti terræ, qui iudicium eius estis operati: quærite iustum, quærite mansuetum: si quomodo abscondamini in die furoris Domini.

Cercare (בקשׁ bāqaš), questo verbo in ebraico ricorre nella coniugazione piel e significa “cercare”, nel senso stretto del termine, ma anche “investigare”, “tentare” (di ottenere qualcosa), “perseguire”, “desiderare”, “pretendere”, “chiedere”. Da esso deriva il sostantivo בַּקָּשָׁה (baqqāšâ), che significa “richiesta”, “desiderio”. Questo verbo, nel suo significato fondamentale “cercare”, presuppone come soggetto una persona che “cerca” e come oggetto una persona o una cosa cercata. La ricerca è il processo mediante il quale l’oggetto cercato sembra esistere ma al momento non si trova. La ricerca è diretta a superare questo stato di mancanza, temporanea o permanente, dell’oggetto della ricerca. Nell’Antico Testamento il verbo בקשׁ (bāqaš) indica dunque un’azione cosciente e ben orientata, che richiede spesso fatica, intelligenza e fantasia, come è il caso della ricerca della sapienza in Pr 2,4: “se la cercherai come l’argento, e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore, e troverai la conoscenza di Dio”. 

Nella prima lettura odierna dal Libro del profeta Sofonia, già nella prima frase, il verbo בקשׁ(bāqaš) è ripetuto ben tre volte, perché il profeta ci chiama: cercate il Signore (bāqqešûYHWH), cercate la giustizia (bāqqešû ṭeḏeq) e cercate l’umiltà (bāqqešû ʽǎnāwâ) (Sof 2.3).Continua dicendo che dalla distruzione emergerà tutto un popolo umile e povero che cercherà rifugio (חָסָה) nel nome del Signore (Sof 3,12-13). Come notiamo, in questo caso l’autore usa un verbo diverso (חָסָה), che a sua volta contiene l’idea di cercare e significa “cercare rifugio”.La domanda che si pone riguarda il soggetto di questi verbi, cioè la persona che cerca il Signore, la giustizia e l’umiltà. Certamente è qualcuno che non si sente autosufficiente, mapiuttosto determinato ad affidarsi a Dio nella vita. Vale la pena notare che l’“umiltà”, in ebraico ʽǎnāwâ, è legata alla povertà in spirito, cioè all’atteggiamento di una persona che si aspetta tutto da Dio, non solo un rifugio. 

Nel Vangelo di oggi (Mt 5,1-12), il Signore Gesù proclama beati proprio i poveri in spirito, “perché di essi è il regno dei cieli”. Dobbiamo notare che Gesù usa non il futuro, ma il presente: “di essi è il regno”, perché ai poveri in spirito già ora appartiene il regno. Tutte le altre beatitudini sono, per così dire, la conseguenza di questa scelta fondamentale: cercare prima il regno del Signore, e poi tutto il resto ci sarà dato in dono.

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