La Parola

Mandare (שָׁלַח šālaḥ)

Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri. (Is 61,1)

ר֛וּחַ אֲדֹנָ֥י יְהוִ֖ה עָלָ֑י יַ֡עַן מָשַׁח֩ יְהוָ֨ה אֹתִ֜י לְבַשֵּׂ֣ר עֲנָוִ֗ים שְׁלָחַ֨נִי֙ לַחֲבֹ֣שׁ לְנִשְׁבְּרֵי־לֵ֔ב לִקְרֹ֤א לִשְׁבוּיִם֙ דְּרֹ֔ור וְלַאֲסוּרִ֖ים פְּקַח־קֹֽוחַ׃ 

Spiritus Domini super me, eo quod unxerit Dominus me: ad annunciandum mansuetis misit me, ut mederer contritis corde, et prædicarem captivis indulgentiam, et clausis apertionem.

Mandare (שָׁלַח šālaḥ) questo verbo nell’ebraico biblico significa anche “inviare, lanciare, affrettare, commissionare, stendere”. Richiede un complemento, che può essere una persona o un oggetto. Può anche formare una costruzione con un altro verbo che indica lo scopo di questo messaggio. Vale la pena notare che nella Bibbia LXX, la traduzione greca di שָׁלַח (šālaḥ) è ἀποστέλλω.

Nella prima lettura (Is 61,1-11), il profeta Isaia dice: “Il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato (שָׁלַח šālaḥ) a portare il lieto annuncio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore”. Come si vede, il complemento del verbo שָׁלַח (šālaḥ) è il pronome “io” e lo scopo del messaggio è indicato da ben quattro verbi: “portare, fasciare, proclamare e promulgare”. Notiamo che nel Vangelo di Luca, Gesù riferisce questo testo a sé stesso, al Messia inviato da Dio.  

Anche il vangelo di oggi (Gv 1,6-28) inizia indicando un uomo mandato (ἀποστέλλω) da Dio. È Giovanni Battista, inviato a “testimoniare la luce, affinché tutti credano per mezzo di lui”. Si scopre, tuttavia, che si innesca prontamente, da parte dei Giudei, il loro mandato (ἀποστέλλω) dei sacerdoti e dei leviti da Giovanni Battista a chiedere “chi sei?”. Successivamente, la domanda si trasforma in una forma di interrogatorio. Questa ricerca, però, non è aperta alla conoscenza dell’azione di Dio che lo ha mandato. Di fronte a questo atteggiamento colpisce la chiarezza della consapevolezza di Giovanni Battista circa la propria identità, chi è Lui e chi è Colui di cui annuncia la venuta.

L’azione umana è spesso in opposizione all’azione di Dio, perché interessata e concentrata nel cercare la conferma della propria giustezza e della correttezza delle proprie azioni. Questo atteggiamento, come è chiaramente visibile, ci preclude la conoscenza di Dio e il riconoscimento della sua azione.

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